Il capogruppo dei DS: «Vincono i padroni del vapore, Pannella rifletta. 16 milioni di firme? Come le vacche di Fanfani». L’eurodeputato: «Mussi legga meglio Ernesto Rossi».
Fabio Mussi, capogruppo dei Democratici di Sinistra, a Radio Radicale:
Presidente Mussi verranno presentate dai radicali alla Cassazione 16 milioni di firme sui 20 referendum. La maggioranza non potrà non tenerne conto.
16 milioni di firme… saranno 800 mila che hanno firmato 20 volte. Se no è come con le vacche di Fanfani, facevano vedere sempre quelle. Sono tante, naturalmente, la Corte deciderà i quesiti che rispondono ai criteri di ammissibilità, poi dopo vedremo. C’è la procedura prevista dall’ordinamento.
I DS sui referendum hanno espresso giudizi molto negativi, soprattutto su quelli economici. Eppure di flessibilità parlano Ciampi, D’Alema…
Non si va mica all’ingrosso su queste cose. Il referendum sulla flessibilità dice semplicemente: libertà di licenziamento. Su questo non siamo d’accordo. C’è la flessibilità in entrata e quella in uscita. Noi siamo per forme sempre più sviluppate e governate di flessibilità ma non il fatto che si rimette tutto in mano ai padroni del vapore. Pannella dovrebbe essere sensibile all’insegnamento di Ernesto Rossi.
A Mussi replica Benedetto Della Vedova, deputato europeo della Lista Bonino:
L’on. Mussi accusa i referendum radicali sul mercato del lavoro e la flessibilità di “rimettere tutto in mano ai padroni del vapore” e invita Pannella ad una maggior sensibilità all’insegnamento di Ernesto Rossi.
Per quanto riguarda i referendum sulla liberalizzazione del mercato del lavoro, contrariamente a quanto sostiene Mussi, i dati sulla disoccupazione mostrano che la rigidità attuale imposta dal sindacato e accettata dalla sinistra penalizzano enormemente le fasce più deboli dei lavoratori, giovani e donne in particolare. Puntare, oggi, al “gradualismo” porterà – se tutto va bene – a soluzioni tardive ed inefficaci.
Quanto ad Ernesto Rossi, invitiamo il Capogruppo DS alla Camera a rileggersi, ad esempio, l’articolo comparso sul Mondo del 22 dicembre 1953 dal titolo “Sinistra reazionaria”. Troverà scritto, tra l’altro, che “con l’appoggio dei sindacati operai è possibile solo una politica reazionaria”. E ancora: “La mobilità e la libertà del lavoro sono condizioni necessarie perché tutta la manodopera possa essere impiegata a salari che uguaglino la sua produttività marginale”. Ed infine: “Il dinamismo economico ha un costo, ma rifiutarsi di pagare questo prezzo significa rinunciare al progresso”.
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