Sergio Cofferati è visibilmente nervoso e quando non insulta («referendum odiosi», «attacco ai più deboli» e così via), sbaglia. Di grosso. Ad esempio quando dice che i referendum sarebbero «fuori tempo», visto l’andamento positivo dell’economia.
Premesso che le riforme liberali per l’economia italiana arriveranno comunque in ritardo e che solo Cofferati riesce ad entusiasmarsi per qualche minimo sussulto della produzione industriale, una congiuntura positiva sarebbe il momento migliore per introdurre risoluti elementi di flessibilità nel mercato del lavoro.
Affinché la ripresa si traduca in nuova occupazione e che gli investimenti non siano ossessivamente labour saving e prevedano invece un impiego consistente di risorse umane, è necessario eliminare i principali fattori di rigidità che oggi sconsigliano nuove assunzioni. Non è un caso che proprio nell’economia flessibile per antonomasia, quella statunitense, la crescita economica si traduca in aumento dell’occupazione incomparabilmente più di quanto non accada in Italia ed in Europa. E questo proprio mentre l’economia americana corre sulla frontiera dell’innovazione tecnologica.
Peccato, signor segretario: per difendere lo status quo di una legislazione del lavoro barocca, obsoleta e adatta più a tutelare il sindacato che i lavoratori, è meglio che vi sforziate di trovare – se vi riesce – argomentazioni più convincenti. Oppure non vi resterà che continuare ad affidarvi alle falsità – come quelle del fantomatico Ares – , che, però, finiranno per stomacare per i primi i lavoratori italiani”.
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