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Gen 15

D’ALEMA FUORI BERSAGLIO SUI REFERENDUM SUL LAVORO

  • 15 Gennaio 2000
  • Libertà economiche

Nel suo intervento al congresso DS, Massimo D’Alema ha detto che nell’ultimo anno sono stati creati quasi trecentomila nuovi posti di lavoro e che di questi ben l’80% è dovuto a contratti di lavoro atipici: part-time e tempo determinato in primo luogo.

Quindi, è la considerazione del presidente del Consiglio, i referendum sarebbero inutili o dannosi, dal momento che la flessibilità del lavoro c’è già: bersaglio mancato.

Che il Capo del Governo di un paese che ha il record di disoccupazione e lavoro nero giudichi positivi risultati tanto modesti, sconcerta. La considerazione corretta è un’altra: a causa della rigidità del mercato lavoro imposta dal sindacato – e delle riforme-bidone fin qui realizzate – l’Italia ha creato meno di 300mila nuovi posti di lavoro, una goccia nel mare. Dopo la vittoria nei referendum sul lavoro è lecito aspettarsi che i nuovi posti di lavoro saranno almeno un milione l’anno, a svantaggio della disoccupazione e del lavoro nero. Non solo: l’abolizione dell’art 18 dello Statuto dei Lavoratori, che sancisce di fatto il divieto di licenziamento, e la sua sostituzione con un congruo indennizzo monetario a favore dei lavoratori che perdono il posto, la nuova occupazione avrà una distribuzione più equilibrata di quella attuale tra contratti a tempo indeterminato e lavoro atipico.

Quanto al merito dei quesiti D’Alema ha usato argomentazioni tendenziose e falsato la realtà delle cose. E’ il caso del referendum sul part-time, che secondo il Presidente del Consiglio finirebbe per peggiorare la situazione, ripristinando il calcolo contributivo per i part-timer sulle giornate lavorate e non sulle ore effettive. D’Alema sa bene che il quesito abolisce tutta la attuale legge, improntata al più assoluto vincolismo burocratico e sindacatocratico, e che sarebbe stato impossibile salvare un’unica frase “favorevole”.

Dopo il referendum, il part-time sarà finalmente accessibile a tutte le imprese a tutti i lavoratori anche in Italia. Quanto alla calcolo dei contributi è chiaro come il sole che dovrà essere salvaguardata, anche in conformità alle direttive comunitarie, la clausola di non-discriminazione tra part-time e tempo pieno.

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