Al Ministro Letta, che con appassionato spirito propagandistico indica nella new economy la priorità delle priorità, vorremmo porre una semplice domanda: uno dei nodi centrali tra editori e sindacato, riguarda l’estensione del contratto nazionale anche ai “giornalisti” dell’informazione on-line.
Cosa farà il “mediatore” Ministro Salvi? Respingerà al mittente o agevolerà il tentativo di ingabbiare con le vecchie regole corporative le nuove forme di comunicazione?
Non solo. Ben 270 parlamentari della maggioranza hanno oggi firmato un appello contro la riforma della disciplina dei licenziamenti proposta dal referendum e perfino contro qualsiasi ipotesi di intervento legislativo sulla materia.
Letta pensa che con questa maggioranza conservatrice di “vecchie regole” appropriate, forse, per l’economia di trent’anni fa l’Italia vincerà le sfide della nuova economia?
Ciò che occorre non sono gli slogan, ma la capacità di attuare riforme liberiste in grado di mettere le imprese italiane in grado di competere ad armi pari con quelle che operano nelle economie più flessibili e dinamiche.
Da una parte abbiamo una maggioranza vincolata al consenso dei sindacati e dei post-comunisti, schierata a difesa di vecchi interessi, dall’altra la spinta innovativa dei referendum radicali. L’Italia non potrà mai entrare da protagonista nella new economy con il piombo nelle ali di un Governo sorretto da un blocco conservatore, nemmeno con la spinta di generosi – quanto inutili – “sussidi ed incentivi”.
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