Di Benedetto Della Vedova
L’intervento sulle telecomunicazioni passato alla Camera all’interno del DL Semplificazioni, e ora in discussione al Senato, e’ un intervento sulla strada delle liberalizzazioni. L’intervento di Franco Bernabe’ a difesa di Telecom Italia non e’ accettabile quando afferma che la legge e’ incostituzionale.
Questa e’ una legge pro-concorrenza ed e’ compito del Parlamento fissare un principio. Il principio e’ che il canone di manutenzione sull’ultimo pezzo di linea, che Telecom e’ obbligata ad affittare ai concorrenti per arrivare nelle case con la telefonia fissa e la banda larga, non puo’ piu’ essere fatturato a forfait, che ci sia stata manutenzione o no: questo e’ un dato che rende poco trasparenti le tariffe di unbundling. E’ un margine che crea margini utili per Telecom, perche’ il monte complessivo e’ molto piu’ alto delle spese che Telecom deve affrontare per fare la manutenzione di quelle linee
Visto che si parla di un costo per Telecom di 0,5 euro a fronte di un costo pagato dagli operatori alternativi di 2 euro per linea al mese, questo crea una disparita’ nella concorrenza perche’ Telecom fa soldi anche sulle linee che affittano gli altri mentre Fastweb, Wind, Vodafone e tutti gli altri operatori che affittano le linee pagano a Telecom il costo di utilizzo della linea, e in piu’ 1,5 euro. E’ chiaro che questo non e’ sostenibile ed e’ una delle ragioni per cui Telecom ha ancora una presenza di fatto monopolistica sulla telefonia fissa.
La tariffazione deve essere trasparente e si devono pagare gli interventi effettivamente svolti. Il secondo aspetto presente nell’emendamento e’ che la scelta della societa’ che deve fare la manutenzione non la puo’ fare chi ha affittato l’ultimo miglio, ma la societa’ che deve fruire del servizio, ovviamente non prendendo un’azienda qualsiasi ma prendendo una delle aziende indicate da Telecom, che gia’ lavorano per Telecom in outsourcing. Ora fa bene l’amministratore delegato di Telecom a dolersi perche’ e’ messa in discussione un’attivita’ che da’ margini facili. Ma quello che ha fatto il Parlamento e’ partire da una situazione di fatto che non si puo’ negare, cioe’ la scarsa concorrenza che c’e’ nella telefonia fissa e nella banda larga a differenza che nel mobile. Il Parlamento e’ intervenuto per affermare la concorrenza. Discutiamone ancora, ma non si puo’ venir meno a questo principio. Si puo’ coinvolgere Agcom e dargli un mese due mesi di tempo per fare qualche puntualizzazione
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