(AGI) – Roma, 18 dic. – L’Italia aderisce alla Banca asiatica di investimento per le infrastrutture perche’ questo aiuta la crescita in Asia, apre nuovi orizzonti alle imprese italiane e aiuta il dialogo in zone di crisi. Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, spiega in un’intervista all’AGI il motivo per cui il governo italiano ha aderito alla Aiib, secondo Paese europeo a farlo, con una firma che risale a marzo scorso e una delibera del Consiglio dei ministri di una settimana fa che ci fa scalare il dodicesimo posto nell’elenco dei 57 ‘soci’.
Ora, quando manca solo la ratifica del Parlamento, Della Vedova chiarisce ragioni e obiettivi di questa adesione a uno strumento finanziario che molti osservatori giudicano strettamente connesso al progetto cinese di Nuova via della seta. E i cui numeri parlano chiaro: 100 miliardi di di dollari capitale, un business plan di 8000 miliardi di dollari di investimenti in vent’anni, data di partenza gennaio 2016. Aderire alla Banca con uno stanziamento di 514 milioni di dollari, ha spiegato Della Vedova, “e’ una scelta saggia e lungimirante, sarebbe stato imprudente non esserci, e per tre ragioni. Innanzitutto l’engagement con la Cina e con l’intera regione: l’Italia aderendo da subito si e’ posta all’interno di uno strumento di governance globale in un settore come quello delle infrastrutture. Noi riteniamo che debba essere uno strumento che affianca la Banca asiatica di sviluppo: c’e’ in tutta la regione un potenziale di investimento enorme, e quindi e’ utile che ci sia uno strumento come l’Aiib ed e’ auspicabile che ci siano sinergie, competizione sull’efficienza e alcuni interventi di scala finanziati di concerto dai due istituti. Noi pensiamo tutto in termini di coinvolgimento”.
Dal punto di vista pratico, ha spiegato il rappresentante della Farnesina, “a differenza di Usa e Canada, l’Europa ha una continuita’ geografica e uno dei progetti principali e’ di connessione tra Asia ed Europa: sarebbe stato imprudente stare fuori da un organismo che scegliera’ e finanziera’ i progetti di connettivita’ tra Europa e Cina. E’ stata dunque una scelta molto saggia e politicamente lungimirante. Questo non toglie che sarebbe stato meglio avere una presenza diretta della Ue”. “Non ultimo l’Italia esprime nel settore delle infrastrutture un numero consistente di imprese al massimo livello tecnologico e di alta capacita’ progettuale. Quindi partecipare nel capitale e nella governance della banca, indipendentemente dalle modalita’ di scelta dei progetti e dei realizzatori, accredita le imprese italiane al pari degli altri”. Il contributo di 514 milioni di dollari rappresenta il 2,6& del capitale della banca e l’Italia, in questo modo, si colloca dodicesimo ‘socio’ piu’ importante tra i 57 che hanno dato vita all’istituto. Nei confronti dell’Aiib gli Usa sono stati tiepidi, se non diffidenti, e insieme al Canada non hanno aderito. “Ovviamente la nostra non e’ una scelta di campo tra Cina e Stati uniti. Noi, senza voler essere ingenui, stiamo comunque parlando di una banca che deve finanziare interventi infrastrutturali che non sono solo di interesse cinese ma di interesse anche di Paesi con i quali l’Italia, a prescindere dalla Cina, ha gia’ e potra’ avere in futuro rapporti economici e commerciali intensi”. “Penso ad esempio al Pakistan, dove abbiamo gia’ una presenza significativa e che in prospettiva potra’ essere un partner potenzialmente decisivo sul fronte della stabilizzazione e della lotta al terrorismo islamista e gia’ lo e’ come partner economico. Li’ ci sono gia’ interventi infrastrutturali molto significativi, gia’ partiti anche prima della nascita della Banca, che porteranno interventi infrastrutturali accessori sui quali le aziende italiane possono avere un ruolo. Stesso discorso vale per l’Afghanistan”.
Al momento e’ difficile fare previsioni sul ‘ritorno’ della partecipazione italiana all’Aiib, ha spiegato Della Vedova, “attendiamo la prima riunione del board dei governatori che si terra’ a gennaio a Pechino. Si definira’ la governance, ci sara’ un direttore esecutivo a rotazione in rappresentanza dei paesi europei e cioe’ Italia Francia e Germania. Noi siamo il dodicesimo contributore: appena ci sara’ la ratifica del Parlamento parteciperemo pro quota alle decisioni”. In merito al pericolo di un”invasione’ delle merci cinesi con la Nuova via della seta, il sottosegretario ha spiegato che “non c’e’ solo la Via della Seta. Innanzitutto l’invasione ci sara’ o no indipendentemente dal fatto che le merci possano viaggiare anche via terra: oggi non mi pare ci siano difficolta’ a reperire merci cinesi nei mercati occidentali. Ma leggendo in positivo questo progetto, e’ chiaro che ci sono fondate ragioni di diversificazione delle rotte anche per motivi di sicurezza e di tempi piu’ rapidi. Il progetto degli investimenti infrastrutturali pero’ non e’ solo legato alla nuova Via della seta, e’ legato anche agli investimenti infrastrutturali nei paesi asiatici, dalle Fililppine all’Indonesia, dal Vietnam all’Indocina fino alla Malesia. C’e’ una necessita’ di interventi infrastrutturali per lo sviluppo che la Banca asiatica potrebbe in parte contribuire a finanziare. Non e’ solo Via della seta”.
Un mega progetto, quello della Via della Seta, che terra’ conto dei paesi Asean che, ha spiegato Della Vedova, “non rimarranno schiacciati”. “Noi abbiamo l’interesse a che i paesi Asean proseguano nel loro sviluppo. Asean e’ un partner anche dal punto di vista economico per noi molto importante. Siccome sappiamo che le infrastrutture generano competitivita’ e sviluppo, l’Italia nell’orizzonte temporale dei prossimi decenni tifa per lo sviluppo di questi paesi. Avere un pezzo di mondo come quello, 600 milioni di persone, che cresce del 5-6% anche grazie a questi interventi infrastrutturali e’ fondamentale per loro e per noi. Penso al Vietnam, che e’ un nostro partner molto importante. Se anche grazie agli interventi infrastrutturali il Vietnam continua a crescere e’ importante per loro ed e’ importante per noi che siamo loro partner. Loro sono un mercato che per diverso tempo richiedera’ investimenti e importazioni anche da parte delle imprese italiane. Non e’ solo la strategicita’ della via della seta, e’ un tema complessivo non piu’ di aiuto allo sviluppo ma di sostegno alla crescita duratura. Ci sono paesi con una crescita forte che hanno pero’ bisogno della loro Autostrada del sole, dei loro aeroporti e dei loro porti”. L’Italia dunque si impegnera’ perche’ i progetti non siano solo ‘Pechino-centrici’. “E’ interesse di tutti che quei paesi si dotino di infrastrutture che sostengano quei livelli di crescita – ha spiegato Il sottosegretario -. Piu’ cose si muovono e piu’ progetti ci sono meglio e’ per tutti, anche per rassicurare chi possa aver pensato che ci possano essere fini egemonici. Noi pensiamo non sia cosi’ ma l’engagement con la Cina in questo strumento e’ proprio per lavorare insieme. Parlando della controversie con la Cina nel Mar meridionale cinese, Della Vedova ha spiegato che la posizione italiana e’ in linea con quella dell’Unione europea, “che e’ e’ una posizione di terzieta’ rispetto alle contese e di necessita’ di trovare una soluzione a queste contese territoriali nel quadro del diritto internazionale, nei fori deputati a verificare le ragioni o i torti rispetto al diritto e alle norme internazionali. Sappiamo quanto questo tema e’ sensibile per paesi come Filippine e Vietnam, ad esempio”. Ci sara’ un terminale italiano della nuova Via della seta? “I progetti sono ancora tutti da decidere, la banca comincera’ a lavorare a gennaio. Venezia ha sicuramente un richiamo simbolico potente nella storia come punto di arrivo o partenza della via della seta, tutti conosciamo la storia di Marco Polo. Venezia e Trieste stanno cercando di riaffermare un ruolo storico di pezzi di una parte centrale dell’Europa, come Genova dall’altra parte”.
I commenti sono chiusi.