Dal punto di vista sanitario, la fertilità è importantissima, ed è sacrosanto che ci si preoccupi di informare le ragazze e i ragazzi, le donne e gli uomini, su come tutelare la propria salute riproduttiva, come prevenirne e come, nel caso, curarne le patologie.
Io mi sarei fermato qui, senza un carico ideologico da Family Day che, anche per l’infelice iconografia scelta (tutti si augurano solo per superficialità), sembrava volto ad evocare giudizi etici e sponsorizzare alcuni modelli di vita, familiare e non solo, a scapito di altri.
Se però alla salvaguardia dai rischi di infertilità si voleva collegare un invito a fare più figli – non esattamente un obiettivo di politica sanitaria – allora sarebbe stata migliore e più originale una campagna come quella danese, con un esplicito e gioioso invito rivolto alle coppie a fare più sesso!
Peraltro, se il calo demografico di gran parte dell’Occidente è certamente un problema aperto, e risponde a fattori economici, sociali e culturali molto complessi, è quantomeno ingenuo pensare che possa essere rimediato con inviti governativi alla riproduzione.
Inoltre, ai molti che protestano per le critiche al materiale di promozione del #fertilityday, vorrei ricordare che (quasi) tutti loro hanno sostenuto e difeso nel referendum radicale una legge assurdamente restrittiva su (contro) la fecondazione assistita.
Il fatto che la Consulta abbia poi finalmente cancellato con le sue sentenze i divieti che avevamo proposto di togliere con il referendum, ha consentito a migliaia di coppie italiane di qualunque censo di dare felicemente alla luce migliaia di bambini.
Quelle sentenze sì che sono state un #fertilityday!
I commenti sono chiusi.