Mi è stato chiesto cosa pensi delle ultime posizioni di Matteo Renzi sull’UE.
Concordo con lui sulla necessità di iniettare politica nelle istituzioni europee, ma per ottenere questo bisogna combattere l’avversario giusto.
Chi si oppone ad avere più responsabilità politica nelle decisioni a Bruxelles non sono gli euroburocrati, ma i Governi.
Il problema non è la Commissione, e tantomeno il Parlamento Europeo che è eletto direttamente, ma il Consiglio Europeo, cioè i capi di Governo che non vogliono cedere potere dove sarebbe nell’interesse dei cittadini e preferiscono tenere Bruxelles come facile capro espiatorio: un classico “botte piena e moglie ubriaca”.
Quando Renzi farà ufficialmente la proposta di elezione diretta del Presidente della Commissione, una posizione che da radicale condivido da più di vent’anni e che sono felice lui stia rilanciando con energia, gli ostacoli non verranno da Parlamento o Commissione, ma dagli altri Governi.
Sul piano interno, io credo che oggi dire “contro quest’Europa burocratica, in nome di un’altra Europa democratica” significhi stare sull’agenda degli altri, i nemici grillini e leghisti dall’UE e dell’Euro, che possono dire: “Vedete, anche ‘loro’ dicono che questa UE è contro i nostri interessi e noi che lo diciamo da tempo siamo più credibili”.
Solo chi ama e difende questa Europa potrà lavorare per farla migliore; esattamente come per l’Italia.
Quanto al Fiscal Compact, di cui Renzi ha detto chiederà l’esclusione dai Trattati, penso che l’Italia abbia beneficiato più di altri di questo accordo, che ha reso possibile l’intervento di Draghi sul mercato dei titoli del debito pubblico e consentito che il nostro Paese non venisse travolto dalla crisi degli spread e risparmiasse sugli interessi tanti e più miliardi di quelli delle correzioni sul deficit.
Tutto si può migliorare e nulla è perfetto, ma avallare le tesi salviniane e grilline che le difficoltà italiane derivano dal Fiscal Compact significa portare acqua al loro mulino. Anche perché loro hanno già sbagliato sull’Euro, che sarebbe stato la tomba del nostro export, salvo poi verificare che, grazie anche agli sforzi e alla leadership del governo Renzi, il made in Italy non è mai stato forte come in questi ultimi due anni, e nonostante la crisi.
Il prossimo scontro elettorale sarà anche e soprattutto un SÌ o NO all’Unione Europea: il partito del NO è forte e articolato; non serve quello del NI, ma quello del SÌ.
ForzaEuropa!
I commenti sono chiusi.