Il M5S incita alla protesta e alla resistenza contro il TAP, atto eversivo voluto dai poteri forti. Al di là del folklore complottardo, e restando al merito della politica energetica, non si capisce quale possa essere la strategia dei maggiorenti del partito guidato da Beppe Grillo.
No al nucleare, no alle trivelle in Adriatico e ora no ad un tubo per portare gas (gas, non petrolio) da giacimenti diversi da quelli attuali, russi o algerini che siano. Si oppongono alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento che rappresenta un fattore ancora critico per la sicurezza, energetica e non solo, dell’Italia e dell’Europa invocando danni all’ambiente e al paesaggio dovuti all’interramento del gasdotto.
A questo punto c’è da aspettarsi che arriverà la richiesta di togliere le pale eoliche e gli impianti fotovoltaici che, anche in Puglia, feriscono un paesaggio altrimenti straordinario.
Tutto questo, naturalmente, mentre salutano la vittoria di Trump negli USA che, coerentemente con l’approccio nazionalista, vuole smantellare gli accordi multilaterali per la riduzione dei combustibili fossili e a casa sua rilancia il carbone e lo shale gas mentre riprende la costruzione dell’oleodotto in terra Sioux.
Quanto all’altro modello di leadership dei 5Stelle, Putin, non può che essere contento che qualcuno lotti perché l’Italia non smetta di dipendere in modo decisivo dal gas russo.
Il Tap va fatto bene, ma bloccarlo è contro l’interesse dell’Italia e dell’Europa, a cui per qualche anno, nonostante il massimo impegno sulle rinnovabili, ancora servirà molto gas.
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