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Mag 20

L’integrazione come fattore di crescita per l’Italia

  • 20 Maggio 2017
  • Diritti civili, Europa, Politica

Non potrò essere a Milano alla marcia “Insieme senza muri” e mi spiace.

Ma quanti saranno lì, da Emma Bonino a Beppe Sala, rappresenteranno perfettamente la politica in cui mi riconosco e che avrei testimoniato, se avessi potuto essere presente. Quella per soluzioni concrete e non demagogiche.

Non ho mai pensato o detto che il tema dell’intensificarsi degli arrivi di rifugiati, profughi e disperati migranti economici non rappresenti una questione politica rilevante o non generi comprensibili inquietudini. Ma su questo bisogna lavorare e investire offrendo soluzioni realistiche e scommettendo sull’integrazione come fattore di crescita per l’Italia e come condizione per la sicurezza.

Altro discorso, che non facciamo qui, è poi quello di regolare e contingentare in modo strutturale i flussi futuri di persone, con quali strumenti e con quali risorse. E con quali partnership con i paesi di provenienza e transito. Noi ci occupiamo di questo, altri fanno propaganda.

Per coinvolgere le leadership dei paesi da cui arrivano donne e uomini in una azione di contrasto dei flussi irregolari, ad esempio, è necessario offrire vie legali di accesso al mercato del lavoro europeo: noi siamo d’accordo.

Se poi qualcuno pensa di risolvere la questione degli sbarchi usando la forza e le armi nel mediterraneo, in alternativa ai salvataggi, non ha che da proporlo.

L’opposizione politica alla marcia milanese di oggi non offre soluzioni alternative all’integrazione come fattore (anche) di sicurezza; anzi, non offre nessuna politica alternativa a quella che l’Italia e l’Europa devono ragionevolmente perseguire.

La Lega e i nazionalisti offrono invece all’opinione pubblica un facile capro espiatorio. Un modo per avere consenso senza misurarsi con le soluzioni, ma cavalcando paure e inquietudini: nulla di nuovo, già visto nel secolo scorso.

Mettere a carico dei rifugiati la reazione violenta di un italo marocchino fermato dalla polizia in una stazione dove transitano ogni anno milioni di persone, è puro cinismo in mala fede. Chiamare ad una generica rivolta “contro gli immigrati” e “gli invasori” è scherzare con il fuoco e operare contro la sicurezza delle nostre città.

Non c’è nessuna verità nel racconto della Lega di Matteo Salvini sui migranti che delinquono e che rubano il lavoro, lo sappiamo.

Nulla che faccia sentire italiani al 100% gli stranieri regolari, impegnandoli al 100% nel rispetto dei diritti e dei doveri. Nulla che avvicini alla soluzione dei problemi che invece restano e di cui ci si deve fare carico con la buona politica e non con la pessima propaganda.

Una cosa deve essere chiara, e mi rivolgo al capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta: il razzismo lo istigano i razzisti, non chi vuole una rigorosa accoglienza. Punto.

L’integrazione rigorosa è impegnativa, richiede tempo e investimenti, ma è l’unica politica che si possa fare nell’interesse degli italiani, anche dal punto di vista della sicurezza.

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