Si potrà continuare a discutere se e quanto il cambiamento climatico sia diretta conseguenza delle emissioni di CO2; e si discuterà ancora sulla misura e la natura dello stesso. Discussioni che gli scienziati dovranno proseguire liberamente secondo i risultati della ricerca scientifica.
Ma la decisione di Trump risponde ad una ideologia precisa, l’ideologia della chiusura nazionalista che richiede di sconfessare le sedi di decisione multilaterali, basate sul negoziato politico dove gli USA restano un peso massimo ma, da soli, non sono più egemoni e su una valutazione razionale e non pregiudizialmente ‘negazionista’ delle acquisizioni che la comunità scientifica mette a disposizione dei governi.
Ancor più, se possibile, del commercio e della sicurezza, la protezione globale dell’ambiente richiede decisioni aperte e multilaterali e scientificamente fondate oltre che un impegno comune graduato sulle possibilità.
Ha fatto bene Macron, dunque, ad alzare la voce e riaffermare l’impegno francese, così come Gentiloni quello italiano.
L’Unione Europea sulla riduzione della CO2 deve ribadire la propria leadership politica, che deve diventare leadership scientifica, tecnologica e quindi industriale. Se Trump sceglie il ritorno all’età del carbone come sfida al multilateralismo sull’ambiente, l’UE non può certo seguirlo, né politicamente né industrialmente.
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