Non avete idea di quanto sia deluso per come sia finita questa assegnazione: ora che tutti hanno capito che la UE significa, anche, un’unica Agenzia Europea del Farmaco che consente qualità assoluta ed efficienza per tutti i cittadini, e che questa poteva andare a Milano, la sorte ci ha fregati.
Su Milano era stato fatto uno splendido lavoro di squadra da parte delle istituzioni – Comune, Regione e Governo – e la candidatura era solida. Anche quella di Amsterdam però, lo sapevamo tutti, era altrettanto solida, in un paese dove il lavoro di squadra delle istituzioni è la regola e non l’eccezione, al contrario che da noi (pensiamo alle Olimpiadi a Roma).
L’impegno profuso ha portato al risultato, non scontato in partenza, di una competizione alla pari tra le due città nel voto dei Governi (ripeto, dei Governi non della Commissione o del Parlamento europeo).
Il regolamento per la riassegnazione delle agenzie (EMA ed EBA) che lasceranno Londra dopo la decisione della Brexit era chiaro: scrematura a tre con voti ponderati; poi a voto singolo tra i primi tre per scegliere i due tra cui fare il ballottaggio. Nel caso di pareggio al ballottaggio, sorteggio. Regole chiare da tempo e accettate da tutti. Le conoscevo io, come tutti coloro che si sono occupati di Ema, il parlamentare europeo milanese Salvini incluso.
Immaginiamo comunque che sull’Ema, anziché decidere con il sorteggio, si fosse proceduto a un nuovo voto e che, ad esempio, la Slovacchia avesse deciso di non astenersi più e votare Amsterdam o qualche altro paese avesse deciso di scegliere l’Olanda per una qualsiasi ragione.
Ecco cosa avrebbe detto Salvini: “Vergogna Europa! Milano fatta fuori in un mercato delle vacche. In caso di parità era più giusto e trasparente il sorteggio! Mai più soldi a Bruxelles!”.
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