Al Consiglio europeo l’Italia gialloverde si è presentata come un paese etnonazionalista ed eurofobico, a braccetto di quanti, da Orban alla Le Pen, da Kurz a Seehofer hanno come obiettivo il boicottaggio di qualsiasi reale condivisione tra paesi europei nella gestione dei migranti che sbarcano in Italia, Grecia e Spagna.
Il documento approvato all’unanimità – che è meglio della rottura – perpetua l’accordo attuale di Dublino e prefigura solo soluzioni ‘volontarie’ o affidate alla decisione di paesi extraeuropei. Insomma, purtroppo la strategia celodurista di Salvini e del Governo non ha prodotto risultati utili per il paese, ma questo era ampiamente previsto. E soprattutto, condizionato come è stato da una guerra ideologica e di propaganda che non vuole tenere conto della riduzione in atto degli sbarchi non pone le basi per una razionale strategia di lungo periodo sull’immigrazione, in grado cioè di andare oltre le convenienze elettorali o gli equilibri di potere dei singoli paesi.
Voglio essere ottimista e pensare che Conte capisca che fare dell’immigrazione una propaganda interna ed esterna sulla ‘invasione’, anche in presenza di un netto calo degli sbarchi, porta acqua al mulino altrui. Chi vuole meno Europa come il Governo Conte alleato di Orban non può pretendere di avere più Europa sui migranti. Semplice.
Il futuro delle giovani generazioni di europei, comunque, si gioca sugli altri punti dell’ordine del giorno del Consiglio: sicurezza e difesa; lavoro, crescita e competitività; innovazione e digitale. Tutti temi dove politiche efficaci impongono una scala europea.
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