Trovo questa cinica altalena “Euro sì, Euro no” assai pericolosa, ma coerente con tutto l’impianto di politica economica della maggioranza gialloverde, la cui possibilità di tenere fede al programma passa – illusoriamente, ma tant’è – per una riacquisita sovranità monetaria in grado di evitare un default certo. Flat tax al 15%, reddito di cittadinanza e abolizione della Legge Fornero non sono sostenibili se non con la magia illusionistica del ritorno alla liretta. Il ministro Tria pensa altro e rassicura, ma la spinta gialloverde va in quella direzione.
Sull’Euro, Di Maio smentisce Savona ma smentisce se stesso. Ancora in campagna elettorale, il vicepremier M5S ribadiva di considerare il referendum per l’uscita dell’Italia dall’Euro come ‘extrema ratio’ qualora l’Unione non lo avesse ascoltato – e non lo ascolterà – e che lui poi avrebbe votato a favore. Savona, in modo obliquo, fingendo di usare argomenti accademici non in un’aula universitaria ma rappresentando il Governo in Parlamento, ha detto che si deve apprestare un piano di uscita dell’Italia dall’Euro perché potrebbero essere altri a chiedercelo, magari incentivati dal fatto che il Governo si sia preparato a farlo.
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