Roma, 23 giugno (da Il Velino) – Dopo la batosta al referendum e una assemblea convocata al solito Hotel Ergife di Roma per discutere il “che fare” i Radicali hanno riunito il loro esecutivo – il Comitato Nazionale – per tentare di arrivare alle politiche del 2006 con un progetto politico credibile.
Se qualcuno pensava che la battaglia sui temi “liberta’ di scienza e di ricerca” fosse accantonata ha dovuto constatare che invece la questione va avanti, visto che dall’assemblea dell’Ergife e’ uscita una lettera a Ciampi che annuncia addirittura “disobbedienze civili”, armamentario tradizionale della iniziativa politica della rosa nel pugno, violazioni della legge accompagnate da contestuali autodenunce alla magistratura. D’altra parte il tema resta caldo, le firme in calce a quella lettera sono effettivamente molte, e l’ipotesi che in Parlamento la questione torni anche prima delle politiche non e’ cosi’ campata in aria. Oltre che su quel fronte pero’ il tema centrale e’ stato quello del che fare in vista del 2006, appunto, cioe’ come presentarsi alle politiche, e su quali possibili alleanze puntare. E su questo le divisioni che tradizionalmente caratterizzano le assise radicali si sono piu’ o meno ripetute. Uno dei motivi ricorrenti negli ultimi anni e’ lo scontro tra l’ex europarlamentare Della Vedova e Marco Pannella.
Della Vedova e’ con i radicali da oltre dieci anni, e’ stato uno dei “segretari nazionali” del Movimento dei Club Pannella, non aveva l’eta’ – come ha scritto qualcuno – per stare in piazza contro Fanfani o con Tortora.
Bocconiano, liberista un po’ troppo clemente con i ragazzini del Bruno Leoni Institute di casa nostra, una volta porto’ a Radio Radicale anche il ministro del lavoro cileno dei tempi di Pinochet, per parlare della sua riforma delle pensioni. Vero che gli chiese se trovava normale il regime del generale di cui era ministro, ma insomma sindacati, lavoro, previdenza, libero mercato sono sempre stati i suoi punti fissi. A Radio Radicale cura da anni una rubrica fatta di interviste a maestri dell’economia (ci sono stati in molti, da Monti in giu’), che ha chiamato con una parola di Von Hayek, Catallassi, che viene dal greco Katallattein (o Katallassein) e che puntualmente gli interlocutori ignorano. Finita la stagione del thatcherismo all’italiana, perche’ i referendum liberisti sono andati come sono andati e perche’ “la Cdl non e’ piu’ quella del 1994”, Della Vedova ha mantenuto l’idea di fondo: occorre “fare politica”, e non “testimonianza”, e per fare politica occorre essere dentro le istituzioni. L’accusa – per nulla velata – al gruppo dirigente di cui pure fa parte e’ quella di cercare accordi solo per finta, di giocare con i Poli per acquisire visibilita’ sperando che poi le urne premino la storia radicale, il marchio di fabbrica di quelli che sono sempre stati “vieti perche’ vietati”.
E inevitabilmente la sua posizione viene riassunta cosi’: “ora non ci resta che calarci le brache, chiedere umilmente scusa a tutti (a Ruini per primo) e implorare una qualche forma di alleanza (possibilmente con la Cdl), senza porre condizione alcuna”. E’ il modo in cui per esempio la sintetizza Antonio Tombolini, che negli ultimi tre mesi e’ stato spesso – su sua richiesta – “usato” dai radicali come testimonial, in qualita’ di ex dirigente di rilievo dell’Azione Cattolica, uno che ha conosciuto “don Camillo” Ruini e Rosy Bindi, uno che ha fatto comizi con Pannella e Turci per i quattro si’. Tombolini ha fatto un mega intervento per dire quello che in varie forme hanno detto tutti: abbiamo perso, ma in dieci milioni hanno votato. E’ mancato il grande scontro che avrebbe cambiato le cose. La scelta astensionista della Chiesa e’ stata sbagliata, anzi illegale, come dice una legge del 1957. Ma la via e’ giusta, abbiamo ragione. Tombolini ha anche proposto a Pannella – ma nessuno ha raccolto l’idea, in primis l’interessato – di candidarsi alle primarie dell’Unione. Molti pensano pero’ che l’interlocuzione possibile a questo punto sia con il centrosinistra, e quell'”embrione” di idea che e’ il “Partito d’Azione” accennata da Pannella fa pensare al tentativo di mettere insieme “i Dna laici, socialisti, liberali” (parole dello stesso Pannella) per una lista che punti al 4 per cento e che si collochi dentro l’Unione. Sarebbe magari una lista con i socialisti di Boselli, appiedati da Prodi, e con quelli di Bobo Craxi e di De Michelis, ansiosi di riunirsi ai vecchi compagni e magari piu’ felici di farlo sotto gli auspici di Rosselli e di Pannunzio, piuttosto che sotto le insegne dei Ds che uccisero il Psi.
Per ora il Partito d’Azione e’ solo una “suggestione”, poco concreta. Non a caso il Comitato ha deciso che a settembre un “seminario di volenterosi” decidera’ se e’ aria oppure no. Ma se ne sta parlando. Quanto a Della Vedova, non e’ escluso che scelga altre strade, e che – dopo oltre dieci anni – abbandoni la pattuglia radicale. “Ci ha detto che: l’errore e’ stato fare il referendum. E’ la stessa principale e unica risposta di Rutelli ai Ds. Svilisce l’importanza degli eventi, di fatti nuovissimi come la mobilitazione ‘militare’ delle parrocchie”, ha detto Pannella, quasi invitandolo – appunto – ad andare nella Margherita. Non e’ vero, aggiunge il leader, che i radicali non abbiano seriamente tentato accordi con altri. “Nun ce vonno”, invece, e lo si e’ visto alle regionali, quando il dialogo si ruppe con entrambi i Poli nonostante le suppliche del partito di Pannella. Qualcuno ha anche pensato che quello di Pannella – piu’ che l’anatema del leader – fosse un amichevole consiglio al bocconiano compagno di strada per anni: se vuoi fare politica in Parlamento vai altrove, da noi non e’ piu’ aria, siamo in chiusura.
Ma e’ comunque difficile che Della Vedova segua il consiglio di andare nella Margherita (sempre che Rutelli lo voglia), perche’ semmai un partito per lui e’ quello del premier. E anche Pannella lo sa, come sa che Della Vedova incontro’ il premier in Sardegna, lo scorso anno, proprio nei giorni della bandana. E c’e’ da ricordare che i meno amati dal grosso della dirigenza e della militanza radicale sono proprio quegli ex passati a Forza Italia o negli ambienti vicini, quelli “che stanno a fianco, o dietro Pera”, visto che “tutta Magna Charta e’ fatta da ex radicali”, scrive nel Forum di Radicali.it Angiolo Bandinelli. Bandinelli precisa: “Questi, non posso fare a meno di detestarli”. E in uno dei board della Fondazione, quello su economia e mercato, Della Vedova c’e’.
Scopro adesso l’esistenza de “il Velino”. mea culpa?
Nel frattempo cmq il dibattito prosegue.
Tommaso Ciuffoletti