Il Terzo Polo non c’era, e gli assenti hanno sempre torto”. Lo ha detto ai microfoni di Radio Radicale il capogruppo di Futuro e Liberta’ alla Camera, Benedetto Della Vedova.
Per tante ragioni, si e’ ritenuto che non fosse il caso di sperimentare una nuova proposta politica in un appuntamento amministrativo colmo di ‘trappole’ locali. Penso l’esito politico generale, nonostante i risultati spesso buoni di FLI, UDC e API, abbia dato torto a questa scelta. A dimostrarlo, mi pare, e’ proprio il caso di Genova – ha sottolineato -. Li’ una proposta politica di governo responsabile e innovativa sostenuta dalla faccia di un candidato autorevole e indipendente ha dimostrato di potere guadagnare, in condizioni difficilissime, un consenso vero, consistente e politicamente significativo. E che questo sia avvenuto in una citta’ del Nord e nella citta’ grillina per eccellenza – ha aggiunto Della Vedova – e’ ancora piu’ rilevante.
Da quel modello e da quello spirito occorre ripartire se si vuole provare a risalire la china, per procedere senza indugi alla costruzione di un soggetto politico riformatore, nazionale ed europeo, con l’ambizione di competere alla pari. Il Terzo Polo come coalizione a geometria variabile, cioe’ come somma di sigle destinate a scomporsi o a ricomporsi a seconda delle circostanze, non puo’ rappresentare ne’ una novita’ ne’ un’alternativa al tramonto del centrodestra. Continuo a pensare – ha proseguito – che il profilo politico di questo nuovo soggetto nazionale debba essere da qui al voto esplicitamente ‘governativo’ e che debba avere nella responsabilita’, nel rigore, nello spirito europeista, nell’equita’ e nell’efficienza politica il proprio ‘marchio di fabbrica’. Per altro – ha continuato il capogruppo di Futuro e Liberta’ – mi parrebbe improprio considerare il voto ‘contro’ Monti e l’esecutivo. Si puo’ pensare che Monti debba fare ancor di piu’ e meglio, ma ne’ la Lega, ne’ l’Idv hanno elettoralmente guadagnato, al netto di Tosi e di Orlando, da un’opposizione parlamentare urlata e sguaiata. Ne’ Sel ne’ la sinistra neo-comunista ostili alla politica del risanamento hanno incassato consensi paragonabili a quelli, per fare un esempio, francesi o greci. La forza di maggioranza piu’ disimpegnata e distante dall’esecutivo, il PdL, ha visto letteralmente evaporare i propri voti. Il voto di ieri – ha concluso Della Vedova – certifica piu’ il default del sistema politico della Seconda Repubblica che non l’impopolarita’ dell’esecutivo
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