Sul referendum costituzionale la grande maggioranza dei sostenitori del No usa toni così sproporzionati nel merito da rendere evidente che l’obiettivo di colpire Renzi vale più di ogni altra considerazione.
Ed è un peccato che il centrodestra compia l’errore fatto dalla sinistra dieci anni fa: usare il referendum non per colpire una riforma sbagliata ma per colpire un autore “sbagliato”. Allora Berlusconi, oggi Renzi cui, in entrambi i casi, andava e va il merito di aver guidato una maggioranza parlamentare a varare una riforma costituzionale che avrebbe fatto e farebbe fare un buon passo nella direzione giusta.
Allora, il livore antiberlusoniano fece perdere dieci anni all’Italia mentre il Cavaliere tornava in sella, oggi quello antirenziano, se mai prevalesse, porterebbe allo stesso risultato. Che chi ha denunciato l’antiberlusconismo come unico collante della coalizione avversaria cada oggi così conformisticamente nell’antirenzismo e nel benaltrismo, battendosi per l’immobilismo, è un segno dei tempi: dal centrodestra del fare (addirittura la rivoluzione liberale) alla destra del “non fare”.
Votare sì e battersi contro Renzi nelle elezioni sarebbe assai più saggio.
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