I nazionalisti hanno da sempre bisogno di un nemico esterno.
Mussolini aveva il suo preferito: la “perfida Albione”, che ostacolava la corsa dell’Italia al rivendicato ruolo di grande potenza.
Oggi il ruolo di nemico esterno per Salvini, Meloni, Grillo e, a fasi alterne, Berlusconi è assegnato alla Germania della Merkel.
Il capogruppo dei senatori di Forza Italia qualche settimana fa è stato chiaro: ‘Fa più paura la Merkel della Le Pen’. Meloni tuona quotidianamente contro i diktat di Berlino ‘sanguisuga’ e sobriamente Salvini ammonisce che la Merkel fa con le banche quello che Hitler faceva con i carri armati. Oggi Grillo rivendica che la sua Italia non si potrà più “zittire con il dito ossuto della Germania”.
Il problema dell’Italia di Mussolini non era la perfida Albione. Il problema dell’Italia di oggi non è il “dito ossuto” della Germania, se non per chi è alla ricerca di capri espiatori pur di non chiedere che il Paese tutto – politica ed istituzioni, ma non solo – faccia di più per essere competitivo e crescere assicurando (anche) reddito ed occupazione.
La Germania non si è avvantaggiata dell’euro a scapito dell’Italia, si è preparata meglio dell’Italia con le riforme. La Germania non è perfetta ed è attenta, come tutti, ai propri interessi. Ma per l’Italia Berlino è un partner economico e politico decisivo, non un avversario. Il debito pubblico o la produttività non miglioreranno attaccando la Merkel.
Accusare in modo caricaturale la Germania assicura un alibi per le nostre debolezze, ma allontana le decisioni necessarie nell’interesse dell’Italia e ci aliena la fiducia di un partner essenziale al quale dovremmo chiedere di più, non di meno, in quell’ambito UE, che i nazionalisti detestano e che noi consideriamo il nostro futuro migliore.
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