Il fatto che il Movimento 5 Stelle sia tornato all’attacco dell’Unione europea e dell’Euro (referendum compreso) in modo esplicito non è una notizia: sapevamo da anni che questa è la loro posizione e non c’era ragione di ritenere che il partito che sta nel gruppo di Farage al Parlamento europeo fosse pronto a cambiare idea dopo essere diventato il primo partito italiano con parole d’ordine anti-Ue.
Così come non stupisce che Salvini, seduto per anni a Bruxelles a fianco di Marine Le Pen e ammiratore di Orban, abbia continuato in queste settimane ad attaccare duramente l’Europa mettendo demagogicamente in contrapposizione interessi italiani e politiche comuni.
Il punto è che fino a oggi nessuno dei due pretendenti a Palazzo Chigi abbia detto una parola chiara su cosa intenderebbe fare sulle politiche europee: rispetto ai dazi e al confronto con gli USA sul commercio internazionale, sulla proposta di Bilancio 2021-2027 presentata dalla Commissione con nuovi fondi sull’immigrazione e possibilità di bloccare i trasferimenti ai Paesi che non rispettano lo stato di diritto, o, più in generale, sulle proposte di riforma dell’Unione che sono in discussione.
L’ ”interesse degli italiani”, tanto richiamato in questi giorni di crisi da Di Maio e Salvini, si fa ‘con’ l’Europa, non ‘contro’.
Si fa nell’euro, non fuori.
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