Credo fosse Beniamino Andreatta a dire che bisognava fare un ‘country party’, parlando della DC; penso che valga a maggior ragione oggi per il Pdl. Serve costruire non un partito che punta ad una identita’ definita, confessionale o altro, ma un ‘partito paese’, che sia aperto, plurale, che comprenda lavoratori dipendenti e autonomi, imprenditori, credenti e non credenti, omosessuali ed eterosessuali, persone del nord e del sud”.
Lo ha detto il deputato del Pdl e leader dei Riformatori Liberali Benedetto Della Vedova, al microfono di Radio Radicale.
“Ho scommesso tempo fa, attraverso Forza Italia, con i Riformatori liberali, su un partito unico del centrodestra, e penso che questa scommessa sia stata vinta”, ha spiegato Della Vedova. “Penso pero’ che oggi sia sia centrale – e se ne dovra’ parlare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi – la questione che spesso viene definita ‘dei valori'”,ha aggiunto il deputato del Pdl.
“Io credo che non vada perso l’impianto e l’imprinting berlusconiano sul nuovo partito: raccogliere energie, consensi, voti, che si basavano su una leadership forte e su un programma di governo che tendeva a includere e non ad escludere.
Costruire un partito plurale e inclusivo e non identitario e chiuso. Fare diversamente, scegliere i valori e l’identita’ valoriale, sarebbe una operazione, sbagliata e miope. Perche’ in Europa i grandi partiti sono aperti. Nel PPE certo ci si confronta innanzitutto con la Chiesa cattolica e i suoi valori – ha concluso il leader dei Riformatori Liberali – ma anche con la gran parte dell’elettorato, che spesso la pensa diversamente”. (AGI) 201535 AGO 08
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