Per farsi un’idea precisa della proposta del ministro Alfano occorrerebbe intendersi, piu’ che sui fini, sui mezzi, piu’ che sulla riforma costituzionale, che enuncia, in forma ancora equivoca, una serie di principi, sulle leggi ordinarie di applicazione che dovrebbero dar corpo a questi principi.
Ne discuteremo, lavorando perche’ ad un eccesso di autoreferenzialita’ della magistratura non corrisponda un eccesso di subordinazione della giustizia alla politica”. Lo ha detto a Radio Radicale il capogruppo di Fli alla Camera Benedetto Della Vedova.
“Piu’ in generale – spiega Della Vedova – visto che svariati punti della riforma, di cui occorrera’ discutere, comportano un trasferimento di potere al Parlamento (sulla composizione dei Csm, sulle priorita’ cui conformare l’obbligatorieta’ dell’azione penale, e indirettamente, tramite l’esecutivo, sul controllo della polizia giudiziaria), occorre anche riflettere sulla realta’ del Parlamento. Nei rapporti tra giustizia e politica se cambiano la giustizia e il suo organo di autogoverno, non puo’ non cambiare la politica, legata ad un bicameralismo perfetto e ad una legge elettorale che, in virtu’ di una interpretazione del maggioritario che va radicalmente ridiscussa, consegna interamente ad uno o due capipartito la composizione delle Camere. Senza discutere contestualmente della riforma del sistema bicamerale e della legge elettorale della Camera e del Senato, anche la discussione sulla giustizia rimane monca
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