Salvini usa con durezza navi piene di profughi contro l’Europa, per chiedere un cambio di passo e, immagino, una politica comune sui migranti. Salvini usa il destino di tante persone come formidabile strumento di pressione e propaganda politica, come altri potenti prima di lui, in tempi più o meno vicini, hanno fatto. Sempre più italiani, ne sono certo, in queste ore solidarizzeranno con Salvini, aumentando il suo consenso, personale e politico. Si convinceranno che finalmente qualcuno fermerà ‘l’invasione’, costi quel che costi: prima gli italiani.
Anche io penso che si debba arrivare a una politica europea comune nel controllo dei confini esterni, negli accordi con i paesi di provenienza e transito dei profughi per regolamentare e legalizzare i flussi migratori e nelle politiche di accoglienza di chi arriva, che non è più concepibile restino – salvo il caso tedesco del 2015 – a carico dei paesi sul confine sud dell’Unione europea.
C’è però un’intollerabile slealtà politica nell’azione del Ministro leghista dell’Interno: non sono la Commissione europea o il Parlamento europeo a impedire che questo accada. Sono i paesi governati o paralizzati dagli amici di Salvini a impedirlo.
Salvini non si rivolga ‘a Bruxelles’, ma Budapest del suo ammirato amico Orban, al suo omologo viennese Strache, alla sua mentore Le Pen pronta ad azzannare alla gola Macron al primo segnale di apertura, e così via.
L’internazionale dei nazionalisti europei, di cui il leader padano è punta di diamante, tiene ostaggio la politica europea sui migranti.
Se il gioco fosse vero, sarebbero i Salvini d’Europa i veri nemici di Salvini in Italia.
In questo gioco degli specchi tra politici nazionalisti antistranieri del vecchio continente, si riduce a cinica propaganda il fatto che la Repubblica Italiana, per mano del suo Ministro, tenga come ostaggi in balia del mare un migliaio di donne e uomini in cerca di fortuna e libertà.
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