Mi è capitato di polemizzare pubblicamente con Stefano Parisi prima e dopo le elezioni milanesi, giudicando incompatibili con i suoi intenti liberali l’alleanza con Salvini e, in seguito, la sua volontà di unire nella compagine attuale il centrodestra, ‘per vincere’. Nel nuovo scenario la scelta, per me, è prima di tutto tra due fronti: ‘chiuso’ e ‘aperto’. Chiuso o aperto al mondo, ai nuovi diritti, all’Europa, al commercio internazionale, al progresso tecnologico, alle istanze multilaterali, alla cooperazione sempre più intensa tra democrazie, a una gestione razionale e comune delle migrazioni. Le parole di questi giorni di Parisi – gliene voglio dare pubblicamente atto – segnano una netta presa di distanza dal ‘fronte della chiusura’ trumpiana di Salvini, Meloni e di larghissima parte della stessa Forza Italia.
Mi chiedo però, a questo punto, perché Parisi non voglia considerare di votare SÌ al referendum costituzionale, riconoscendo gli indubbi passi avanti del nuovo testo, ma soprattutto contribuendo a evitare che siano i suoi diretti competitori, oltre a Grillo, a capitalizzare politicamente l’eventuale No, come inevitabilmente accadrebbe.
Nov
14
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