Lo spread aumenta, fa danni al bilancio dello Stato e ai contribuenti italiani, che dovranno mettere più tasse per pagare gli interessi sul debito pubblico. Qualcosa di strano in tutto questo? No, nulla di strano, tutto previsto, spiegabile e razionale.
L’avvicinarsi del referendum con la sua forsennata campagna per il “No a Renzi”, come ha ribadito oggi Berlusconi, trasmette inquietudine a chi ha investito in Italia che vede crescere il rischio.
Dovesse vincere il No a capitalizzare la vittoria in termini politici elettorali non saranno nè la sinistra PD, nè Forza Italia, nè le autorevoli personalità a vario titolo contro la riforma (e contro Renzi).
A capitalizzare saranno Grillo e Salvini, due leader politici che vogliono uscire dall’Euro, con o senza referendum (anche Di Maio, premier pentastellato in pectore è per l’uscita dall’Euro).
Può piacere o no, ma questa è la realtà.
Chi vota no, ci eviti almeno le teorie complottiste e si assuma la responsabilità delle proprie scelte.
Con la vittoria del SÌ le prospettive di stabilità e riforme migliorano e gli investitori (a partire dagli italiani) resteranno o verranno in Italia.
Poi uno decide.
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