Se noi del SI lasciamo che diventi centrale la riduzione dei costi della politica in astratto, su questo terreno l’ultima parola l’avrà sempre il fronte del NO, pronto a rilanciare fino al costo zero
La riforma costituzionale affronta il vero tema del costo della politica, che non sta tanto nei valori assoluti – con o senza scontrini – ma nel ‘value for money’, nel costo-opportunità, in definitiva nel valore che la politica che anima le istituzioni restituisce agli elettori, ai cittadini, ai contribuenti.
La riforma della Costituzione non modifica i principi generali che assicurano libertà, parità di diritti, e solidarietà. Su questo si deve continuare a lavorare come abbiamo fatto per le unioni civili e dovremmo fare ancora meglio per il carcere e su altro.
La riforma incide invece nel rendere, in un sistema che resta rigidamente parlamentare più rapido ed efficace l’iter legislativo, sia quello attivato dal Governo che dai parlamentari. Razionalizza la suddivisione dei compiti tra Stato e Regioni diluendo costi burocratici e incertezze per gli operatori economici.
Non si tratta di obiettivi ‘renziani’, ma di criticità messe in luce da almeno trent’anni da tutte le parti politiche e anche le soluzioni sono frutto di discussioni decennali. Con costi minori di quelli odierni potremo avere risultati migliori: così si affronta davvero il ‘costo della politica’.
Oggi a Sondrio insieme ad Arturo Scotto, al dibattito sul Referendum Costituzionale organizzato da Coordinamento Provinciale Democrazia Costituzionale
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