Il Ministro degli Esteri Ungherese Szijjarto non capisce o finge di non capire la situazione quando attacca Renzi e l’Italia. Quello che ha detto il nostro premier è molto semplice ma decisivo: l’Unione Europea si basa sulla solidarietà e la condivisione. Se a livello di UE viene presa una decisione sul riparto dei rifugiati, questa decisione va attuata da tutti, nell’interesse di tutti: esattamente come le decisioni sulla ripartizione delle risorse del bilancio europeo. Se si contestano le decisioni dell’Unione Europea sui migranti, con o senza referendum, ci si deve aspettare che qualcuno contesti le decisioni sul bilancio.
La nostra posizione è chiara: sì alla solidarietà nel bilancio UE, sì alla solidarietà nell’accoglienza dei migranti, dove comunque per ragioni meramente geografiche noi saremo chiamati ancora a fare più degli altri. Soluzioni di cherry picking non sono possibili.
Budapest riceve ogni anno 4,6 miliardi di euro dai contribuenti dei principali Paesi europei, e quindi anche italiani: si tratta grosso modo del 5% del Pil ungherese. Risorse che sono dovute perché sulla solidarietà, in questo caso verso le aree meno sviluppate, si basa l’esistenza stessa dell’Unione Europea.
Le imprese italiane investono in Ungheria, contribuendo alla crescita economica del Paese, perché queste sono le virtuose regole del mercato unico, che l’Italia ha sostenuto e difende contro le tentazioni protezioniste che vediamo accompagnarsi ai ritorni del nazionalismo.
L’Italia ha fatto e fa il 101% di quanto possibile e tutto quanto è dovuto per il controllo delle frontiere marittime europee rispetto agli sbarchi di migranti e alla loro identificazione.
Noi, peraltro, abbiamo sempre riconosciuto lo sforzo enorme compiuto dalla Grecia fino all’accordo con la Turchia. Perché le coste di Lesbo o di Lampedusa non sono frontiere greche o italiane, ma europee. E l’Europa è la destinazione di chi sbarca.
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