Orban e Kurz sono i nuovo eroi della destra nazionalista e sovranista italiana. Sanno poco di mare e di porti, come me che sono alpino, ma danno istruzioni su chi salvare e soprattutto chi non salvare in mare, come se il diritto internazionale e le convenzioni sul soccorso fossero opzionali. Per loro, magari, il diritto è opzionale, anche quello costituzionale e quello dell’Unione europea: ma se il diritto fosse opzionale, l’Unione europea svanirebbe e con essa le opportunità del mercato unico e dei fondi di coesione pagati dai contribuenti, anche italiani, con cui Orban fa quadrare i suoi bilanci.
Kurz propone di sbarcare tutti a Lampedusa e di lasciarli lì: una assurdità politica incommensurabile, demagogica e spietata. Kurz è sulla via autoritaria di Orban: un’Europa che si chiude, un’Europa reazionaria delle patrie contro l’Europa dell’integrazione. Ma l’Europa delle patrie la vediamo ogni giorno dove ancora non c’è una cornice giuridica per un’azione dell’Unione Europea proprio sull’immigrazione: ognuno per sè, anzi ognuno contro i vicini. L’Europa della prima metà del secolo scorso, né più né meno.
Se vogliono ributtare i migranti in mare, loro paladini delle radici cristiane del vecchio continente, lo dicano, magari col plauso dei sostenitori italiani che non propongono nulla.
Ma altrimenti smettano di cavalcare i peggiori fantasmi della storia europea per raccogliere consenso dalla paura che alimentano e aiutino l’Italia nel soccorso e nell’accoglienza di chi arriva stremato a Lampedusa per l’immediato, e nel lavoro duro e quotidiano, economico e politico, per dare risposte strutturali ai flussi irregolari verso l’Europa. L’Italia è un paese forte, che sta ritrovando la crescita economica, che deve continuare a fare riforme e controllare i conti pubblici. Evitiamo che la campagna elettorale si svolga nel fango della retorica anti immigrati.
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